La CNV ti cambia la vita

Lo dico sul serio, credendoci. Per me è stato così.

Per mia natura, sono piuttosto attenta alle emozioni, mie ed altrui.

Quello che mi mancava era il passo successivo, il saperle leggere, interpretarle, dare loro un nome, renderle pensabili e accettarle.

Perché, a volte, certe emozioni proprio non ci piacciono.

Ci sono emozioni accettate e “accettabili” e altre comunemente etichettate come cattive o sbagliate (la rabbia, ad esempio).

La realtà è che tutte le emozioni sono parte di noi, anche se noi non siamo quelle emozioni.

Quindi bando ai sensi di colpa e via alla riscoperta di noi stessi!

Questo è ciò che ha fatto la CNV (Comunicazione Non Violenta) con me.

Sono molto riconoscente al libro di Rosenberg, Le parole sono finestre (oppure muri), perchè dalla sua lettura ha avuto inizio un processo di riconoscimento della vera me.

Mi ha aiutato a chiedermi di cosa ho bisogno, a domandarmi il perchè di certi sentimenti, a comunicare agli altri (soprattutto la mia famiglia) quali sono i miei desideri e bisogni.

Mi ha aiutato a cercare di ridurre le aspettative, perchè quando non otteniamo dagli altri le cose che vogliamo, per la maggior parte delle volte, non gliele abbiamo chieste e le aspettative sono una trappola, sono la strada diretta verso l’insoddisfazione!

L’ho trovato talmente significativo che ho chiesto al mio compagno di leggerlo ed è piaciuto anche a lui.

Ora, quando discutiamo, ci rendiamo conto in fretta del meccanismo in cui ci troviamo e cerchiamo di superarlo.

Come mamma, la CNV mi è servita per imparare ad ascoltare i bisogni profondi dei miei figli, ma anche, cercare con l’esempio, di insegnare loro a comprendere i propri bisogni e, cosa altrettanto importante, ad esprimerli.

Loro stanno imparando ad esprimere ciò che provano o vogliono, cerco di stimolarli a comunicare i loro sentimenti e riescono sempre a stupirmi….i bambini sono magici!!!

Per quanto mi riguarda, credo profondamente nell’empatia e nel suo potere. Ho imparato che il giudizio provoca chiusura nell’interlocutore, blocca la comunicazione e allontana dalle soluzioni.

Sviluppare la capacità di empatizzare con gli altri e imparare a comunicare senza giudicare e interferire, permette alle persone di esprimere veramente se stesse, i loro sentimenti e i loro dubbi e permette a noi di riuscire ad instaurare con loro un rapporto più costruttivo e sincero, mettendosi nei loro panni e sforzandosi di comprendere ciò che accade loro.

Quando i nostri bisogni vengono riconosciuti siamo più sereni e disponibili (anche se il riconoscimento avviene direttamente da noi stessi!).

Lo vedo quotidianamente con la rabbia (la tanto odiata :mrgreen: ), non appena le si dà un nome (un perché, l’origine profonda), si affievolisce e semplicemente…scompare!

E’ un lavoro così proficuo, soprattutto quando si ha a che fare con i bimbi, soprattutto quando diventi genitore.

I bimbi riattivano in noi sensazioni sopite, i nostri traumi, il vissuto di ognuno di noi. E’ quindi importante riconoscere questi meccanismi, pensare queste emozioni per non rivolgerle contro gli altri, in primis i nostri figli.

🙂

 

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